Unicredit. Approvato piano per 8mila esuberi e la chiusura di 500 sportelli

di redazione 03/12/2019 ECONOMIA E WELFARE
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Unicredit ridurrà il personale di circa 8.000 unità nell'arco del piano 2020-2023 mentre l'ottimizzazione della rete di filiali porterà alla chiusura di circa 500 sportelli.

Il piano prevede inoltre la distribuzione da parte del gruppo bancario ai propri azionisti di circa 8 miliardi di euro, tra cedole e riacquisto di azioni, di cui 6 miliardi rappresentati da dividendi in contanti e 2 miliardi da riacquisto di azioni proprie.

 

Gli 8.000 tagli del personale Unicredit si concentreranno soprattutto in Italia, Germania e Austria, spiega Unicredit nelle slides del piano diffuso stamane, dove il personale verrà ridotto complessivamente del 21% e verrà chiuso il 25% delle filiali. Il nostro Paese appare destinato a sostenere la parte più consistente degli esuberi: degli 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione stimati per la loro gestione, infatti, 1,1 miliardi riguarderanno l'Italia (pari al 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l'Austria e la Germania. Secondo la First Cisl, in Italia verranno chiuse 450 filiali e ci saranno dai 6.000 ai 6500 esuberi.

La banca avvierà pertanto a breve una trattativa con i sindacati per la gestione degli esuberi. Finora, ricorda Mauro Incletolli, della First Cisl, "non è mai stato licenziato alcun bancario, grazie al  fondo esuberi. Ma a nostro giudizio gli esuberi restano un errore madornale: Unicredit, che in Italia ha circa 38.000 dipendenti, è già in carenza di organico. Noi chiediamo che a fronte delle uscite ci siano altrettante assunzioni di giovani".

Ancora più dura la Fabi, il sindacato autonomo dei bancari: il segretario Lando Sileoni ricorda come "gli 8.000 posti esuberi inseriti nel nuovo piano industriale si andrebbero ad aggiungere ai 26.650 posti di lavoro tagliati a partire dal 2007. Stesso discorso per gli sportelli: ne sono stati chiusi 1.381 e Mustier ne vorrebbe chiudere altri 500, recidendo ancora di più il rapporto con la clientela e il legame col territorio". Una decisione che, a giudizio della Fabi, non guarda "alla crescita, allo sviluppo e al futuro". "Jean Pierre Mustier farà come Lakshmi Mittal per la ex Ilva di Taranto: chiederà uno scudo penale per Unicredit?", conclude polemico Sileoni.

Il comunicato di Unicredit mostra al contrario un progetto imperniato sulla crescita e sulla larghissima diffusione del digitale. Per il 2019, si legge nella nota diffusa dal gruppo bancario, il gruppo ha deciso di raddoppiare la distribuzione di capitale prevista dal precedente piano al 40%, di cui il 10% attraverso buy-back e il 30% con dividendi. Unicredit punta infatti a creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nell'arco del piano 2020-2023.

"Continueremo a far leva sui nostri vantaggi competitivi: la rete presente in Europa occidentale, centrale e orientale, la posizione di banca di riferimento per le Pmi Europee e l'ampia e crescente base di clienti", ha spiegato l'ad Jean Pierre Mustier.

In uno scenario di tassi d'interesse bassi, con un Euribor a tre mesi previsto a -50 punti base fino al 2022 e a -40 punti base nel 2023, Unicredit prevede quindi che i suoi ricavi crescano in media dello 0,8% l'anno, salendo a 19,3 miliardi. L'istituto punta a "una crescita della clientela mediante rafforzamento della leadership come banca di riferimento per le Pmi europee" e un ampliamento dei clienti privati "attraverso il miglioramento dei modelli di distribuzione e di servizio".

In particolare, Unicredit punterà sul digitale, favorendo "il proseguimento della migrazione delle transazioni verso canali diretti". L’impiego dei canali digitali è previsto in aumento durante il piano dal 45 per cento dei clienti nel 2018 al 60 per cento nel 2023. "L’esperienza del cliente in filiale migliorerà e convergerà progressivamente verso quella digitale", assicura la banca nel comunicato diffuso stamane.


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